Fake news, Twitter è il social più esposto: scova solo 4 bufale su 10

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Facebook e YouTube fanno progressi nella lotta contro le fake news. Twitter resta invece indietro e pare ancora magra la caccia alle bufale da parte dei suoi algoritmi. Uno studio condotto dall’Università di Oxford insieme al Reuters Institute – citato dall’Ansa –  ha preso in esame 225 post circolati sui vari social network con informazioni false o manipolate per capire quali piattaforme rispondono con maggiore o minore efficacia bloccando questi tipi di contenuti. Il social network di Mark Zuckerberg ne ha bloccati il 76%, YouTube il 73%, mentre Twitter si è lasciato sfuggire la maggior parte delle fake news, che hanno così continuato a circolare e a generare reazioni da parte degli utenti. Il social dei 280 caratteri ha bloccato soltanto il 4 fake news su 10.

Lo studio condotto sulle fake news e sulla potenza degli algoritmi messi in campo per monitorare la salute informativa delle piattaforme ha rilevato che tra gennaio e marzo – dunque nei mesi cruciali dello scoppio della pandemia – i controlli sulle notizie che circolano in lingua inglese è aumentato del 900%, un dato confortante visto che da mesi l’emergenza sanitaria regna sovrana nel flusso dell’informazione. Nel corso di queste settimane stanno nascendo diverse iniziative per supportare la diffusione delle informazioni corrette riprese da fonti ufficiali: una di queste è rappresentata da CoviDash, una piattaforma open source con tutti i dati sul contagio, aggiornati dalla Protezione Civile, e messi a disposizione con grafici regione per regione.

Contro le bufale non si muovono soltanto le istituzioni – soprattutto in un momento delicato come quello che tutto il mondo sta vivendo – ma anche consorzi internazionali, come quello dietro SocialTruth, un progetto di cooperazione europea il cui obiettivo è “incorporare la veridicità per i social media e il web”. Finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma Horizon 2020, SocialTruth è stato messo in piedi da partner di sei paesi (Grecia, Polonia, Francia, Italia, Romania e Regno Unito). La sua tecnologia si baserà sulla blockchain e su un sistema aperto e democratico, per evitare le accuse di censura. Il lancio di questa piattaforma è previsto nel 2021.

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