Just Eat, da marzo le prime assunzioni dei rider in Lombardia

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A marzo Just Eat avvierà le prime assunzioni di rider con contratti da dipendenti, a cominciare dalla Lombardia. Dopotutto Milano è la capitale indiscussa del food delivery. In totale sono circa 3mila i ciclofattorini che consegnano cibo per l’azienda, tutti da inquadrare. Attive in 23 città, queste figure professionali sono da tempo il simbolo della cosiddetta gig economy. «È un segno di civiltà e di etica applicata al business. Ci saranno dei costi da sopportare, ma crediamo in questo business ed è arrivato il momento di investire sulle persone». Così l’amministratore delegato di Just Eat Italia, Daniele Contini, aveva spiegato al Corriere della Sera le ragioni alla base di questa svolta aziendale.

Rider: che contratto sarà?

La paga media del contratto di lavoro che Just Eat offrirà è di 9 euro all’ora. Oltre a questo la società si riserva di destinare bonus in base al numero di consegne fatte. Previste poi indennità per l’utilizzo del proprio mezzo, indennità integrative per il lavoro notturno, festività e straordinari; i rider avranno garantite le ferie e i diritti correlati ai periodi di maternità e paternità; l’azienda fornirà ai ciclofattorini assunti attrezzi per la manutenzione ordinaria della bicicletta e formazione sulla sicurezza. Come si legge sul sito ufficiale, la prima città in cui si testerà questo modello di contratto – chiamato Scoober – è Monza.

«Il progetto – si legge sul portale Just Eat – prevede poi di proseguire nelle città di Brescia, Verona, Parma e Reggio Emilia ed altre città dell’Emilia Romagna, per poi arrivare a Milano entro aprile 2021 con il primo hub sul territorio italiano e un obiettivo di oltre 1000 rider assunti nei primi 2 mesi». La svolta dell’azienda sarà un banco di prova, anche per capire se altri competitor seguiranno o meno questa strada, in passato definita antieconomica dagli attori del food delivery. Negli anni il dibattito intorno alle condizioni lavorative dei rider si è acceso soprattutto per quanto riguarda le scarse tutele: a Bologna, nel 2018, era stata infatti lanciata la prima carta dei diritti.

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