Covid, boom di tecnologie durante la pandemia per monitorare la qualità dell'aria nelle scuole

Le tecnologie più diffuse per un corretto controllo della qualità dell’aria e per una efficace prevenzione dal Covid-19 nelle aule scolastiche? Tra le oltre 100 risposte al primo sondaggio di mercato realizzato in Italia, spiccano i dispositivi portatili (come purificatori, ionizzatori o filtri) e i sistemi per la ventilazione meccanica controllata. Soluzioni per evitare di far tornare gli studenti in Dad o in quarantena, promuovendo un adeguato ricambio d’aria con effetti positivi sulla loro capacità d’apprendimento in aula. È quanto emerge dal questionario elaborato dal progetto Interreg QAES, e sottoposto a imprese, installatori e professionisti. Il sondaggio, realizzato tra ottobre e novembre 2021, mirava a fornire una prima fotografia sull’attuale mercato delle soluzioni contro il Covid-19 per le scuole, tematica diventata nel tempo sempre più importante ma ancora molto sottovalutata. Alle 21 domande hanno risposto 58 aziende, 38 progettisti e 11 installatori, per un totale di 71 tecnologie individuate, comprendenti, tra le altre, sistemi per l’aerazione, prodotti per la sanificazione o dispositivi per il trattamento dell’aria. I risultati sono stati discussi e analizzati all’interno di due webinar dedicati che si sono svolti il 9 e 16 dicembre.

«Prima di realizzare il questionario abbiamo fatto un’ampia revisione della letteratura con l’obiettivo di individuare le soluzioni contro il virus e le relative proposte di mercato, l’attuale panorama legislativo e normativo con le indicazioni nazionali ed internazionali e le principali criticità riscontrate dagli attori del mercato», precisa Clara Peretti, consulente del Laboratorio Analisi Aria e Radioprotezione della Provincia Autonoma di Bolzano e coordinatrice dello studio.

I dati delle aziende

E il ventaglio di soluzioni intercettate è stato ampio. Il 27% delle aziende ha dichiarato di commercializzare dispositivi portatili (air cleaner) per combattere il Covid-19, mentre il 20% ha detto di aver immesso sul mercato prodotti per la ventilazione meccanica controllata. Il 17% delle aziende si occupa invece di soluzioni per il monitoraggio degli inquinati, e solo l’11% si divide tra la sanificazione e la pulizia. Il 61% dei prodotti delle aziende era in commercio già prima dell’avvento della pandemia e ben il 79% delle imprese ha eseguito dei nuovi test per misurare l’efficacia contro il virus delle proprie soluzioni. Quest’ultimo dato si abbassa al 44% per i professionisti e al 43% per gli installatori. Il 77% di queste soluzioni, inoltre, non è stato sviluppato in Alto Adige, il che conferma il territorio altoatesino come maggiormente indirizzato all’integrazione di sistemi già presenti sul mercato.

Dati rassicuranti per quanto riguarda le certificazioni. Tutte le aziende che hanno risposto al sondaggio hanno dichiarato di aver certificato il prodotto prima della sua messa sul mercato. Su 69 prodotti certificati l’84% è stato testato da un ente indipendente, e il 16% internamente all’azienda. Infine, il 55% delle aziende ha incrementato il numero di personale dedicato allo sviluppo di soluzioni anti Covid-19.

Le criticità del mercato

Per quanto riguarda i professionisti, il 22% di loro ha adottato soluzioni che operano nel campo della ventilazione meccanica controllata, mentre il 20% si è concentrato sul monitoraggio dell’aria. Il 18% punta su finestre e aerazione e il 13% su dispositivi portatili (air cleaner). I professionisti hanno potuto inoltre offrire il loro sguardo sulla tematica segnalando alcune problematiche del settore. In primis è stata sottolineata la difficoltà nel far capire, alle persone e alle amministrazioni, l’importanza del monitoraggio della qualità dell’aria indoor. Rimane poi molto complicata anche l’individuazione dei requisiti di compatibilità con le norme nazionali, europee e regionali sanitarie. Infine, punto fondamentale per i professionisti è riuscire a capire quali sono le priorità poste dal committente per poi individuare la soluzione più efficace, compatibilmente con le oggettive e note criticità del mercato degli approvvigionamenti.

«Il sondaggio è servito per confermare il grande interesse da parte delle aziende sul tema, in particolar modo per alcune tipologie di prodotto. La sfida per contrastare la pandemia sembra essere stata accolta soprattutto da quest’ultime, e meno da professionisti e installatori – spiega Carlo Battisti, coordinatore del progetto QAES per conto di IDM Alto Adige -. I risultati ci dicono che il ricambio dell’aria e il controllo delle concentrazioni degli inquinati sono una strategia vincente, sia nell’attuale periodo che in quello futuro, specie per permettere agli studenti di poter seguire correttamente le lezioni in classe evitando così il ritorno in Dad».

Previsioni di mercato

Una parte del sondaggio è stata dedicata anche alle previsioni future del mercato e alle principali esigenze delle aziende. Il 19% delle imprese necessita di approfondire le normative nazionali perché risultano molto spesso troppo complesse. Il dato è confermato dal fatto che il 35% di loro si affida a consulenze esterne per rimanere informato sulle evoluzioni legislative mentre il 58% si affida ai canali di divulgazione tradizionali. Diverse aziende hanno anche stretto collaborazioni con enti scientifici del settore. Per quanto riguarda le criticità legate alla produzione delle tecnologie, ben sette aziende su dieci non riscontrano nessun ostacolo in merito, mentre il 17% ha difficoltà a reperire le materie prime (problema che persisterà anche nel 2022) e il 10% fa fatica a capire le vere esigenze del mercato, complice anche del mancato aggiornamento dei protocolli sanitari. Nel complesso, comunque, il 65% delle imprese investirà risorse in futuro per la produzione di soluzioni anti Covid-19 e solo il 19% non intende farlo. Il restante 16% lo farà solo se ci saranno i finanziamenti specifici.

Le aziende che hanno partecipato a QAES

Nell’ambito del progetto QAES sono state applicate dieci soluzioni di altrettante aziende a dodici scuole pilota in Alto Adige e nel Ticino, grazie ad un finanziamento da 1,3 milioni di euro. I risultati di queste applicazioni verranno presentati durante la fiera Klimahouse 2022, in programma nel gennaio prossimo. Le tecnologie selezionate sono quelle della Drexel&Weiss, che ha sviluppato una tecnologia di ventilazione meccanica controllata decentralizzata con recupero di calore, bypass automatico e protezione antigelo. Aircare ha fornito due dispositivi collegati a una piattaforma che permettono di leggere in tempo reale i valori misurati nell’aria. Cleveron ha prodotto un sensore che rileva temperatura, umidità e qualità dell’aria, e permette di ottimizzare il controllo dell’uso del riscaldamento. FYBRA è invece un sensore che si illumina quando è il momento di aprire o chiudere le finestre dell’aula per il ricambio d’aria. Genano ha invece fornito un purificatore per tutelare la salute di alunni e insegnanti, migliorare i rendimenti scolastici e diminuire le assenze per malattia. Il dispositivo di Delphin Italia ha la funzione di aspirapolvere e purificatore d’aria. KBlue ha creato un sistema domotico con sensoristica e gestione remota dei dati, mentre Anemotech ha realizzato un tessuto innovativo che trattiene e disgrega le particelle nocive presenti sfruttando il movimento naturale dell’aria senza alcun utilizzo di energia elettrica. Infine, STO Italia ha creato sia una pittura che purifica attivamente l’aria, sia una calce che assorbe l’umidità nell’ambiente.

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