Di Maio lancia il Fondo nazionale innovazione: «Un miliardo in tre anni»

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Una cabina di regia insediata alla Cassa depositi e prestiti per far raggiungere al venture capital di Stato la cifra di un miliardo di euro di investimento in tre anni, più che raddoppiando gli attuali 400 milioni di euro di Invitalia Ventures, vicino al “trasloco” da Invitalia a Cdp.

Ma anche una sede fisica, probabilmente nella capitale, che diventerà luogo in cui far avvicinare i mondi dell’impresa e delle startup in modo da raggiungere l’agognata massa critica all’ecosistema italiano dell’innovazione.

I contorni di quello che sarà il Fondo nazionale innovazione sono stati presentati in un evento, la mattina del 4 marzo alle Officine grandi riparazioni di Torino, dal vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e dall’ad di Cdp Fabrizio Palermo, di fronte a una platea di startupper e investitori.

«Le startup per rilanciare il manifatturiero»

Luigi Di Maio

«L’innovazione non va relegata al mondo delle startup – ha detto Di Maio -. Questo strumento trasversale ci consentirà di rilanciare il settore manifatturiero. Sviluppare le tecnologie, creare un habitat di startup innovative sempre più forti consentirà anche al mondo dell’impresa più scettico di capire quale sia la vera utilità per rivoluzionare la manifattura».

Fabrizio Palermo, ad di Cassa depositi e prestiti, non ha ancora scelto chi guiderà il maxi fondo d’investimento, ma già assicura, tra il serio e il faceto: «Gli metterò un’ansia della madonna. Cerco una persona che abbia una capacità di fare network con le aziende».

Proprio l’ampio portfolio di partecipazioni in aziende strategiche è l’arma in più che Cdp mette in campo: «Noi al mondo delle startup possiamo dare la forza d’impatto e il network – spiega Palermo -. Forza d’impatto non significa solo soldi, ma la possibilità di coprire tutta la vita di un’azienda, dall’idea fino al mercato. Il network vuol dire che Cdp ha partecipazioni in 500 aziende. Per le startup significa creare un’occasione di sbocco e poter così aumentare i ricavi, primo obiettivo per far stare sul mercato chi innova».

Da Invitalia Ventures al nuovo maxi fondo

Fabrizio Palermo

Il la all’operazione è arrivato con il via libera del Mise alla cessione, da parte di Invitalia, del 70% delle quote di Invitalia Ventures. A rilevare le quote sarà Cdp: «Puntiamo ad avere un fondo che raggiunga il miliardo di euro in tre anni – dice Palermo -. Noi siamo già un operatore di venture capital, questo processo andrà avanti in varie fasi».

Sia con investimenti diretti, sia finanziando altri fondi: «L’efficacia è il punto fondamentale. Su alcuni settori possiamo essere noi un volano in prima persona. Stiamo selezionando chi gestirà il fondo, ci vuole un team forte che deve avere il sacro fuoco, la voglia di fare rapidamente».

L’obiettivo è di «fare sintesi» diventando «la casa» del venture capital italiano. Ci sarà anche una «razionalizzazione complessiva» che coinvolgerà il Fondo strategico italiano, la Sgr del ministero dell’Economia partecipata per il 43% dalla Cassa Depositi e Prestiti e per la parte rimanente dalle banche.

Una casa per i venture capital a Roma. E una a San Francisco

Palermo parla della nuova realtà come di una «casa» per gli investimenti in innovazione italiani. Anche in senso fisico: «Apriremo un luogo dell’innovazione, per far incontrare gli attori del venture capital. Probabilmente a Roma, ma un indirizzo ancora non c’è».

Intanto presto sarà aperto il nuovo hub annunciato un anno fa a San Francisco in collaborazione con Talent Garden: «Sarà inquadrato nel nuovo fondo che stiamo lanciando e vogliamo sia un ponte, con due sensi di marcia, tra l’Italia a quelle aree. Prima dell’estate saremo operativi».

E visto che Cdp gestisce i risparmi di milioni di italiani, alla domanda se questi siano messi a rischio dall’operazione Fondo, Palermo risponde così: «Abbiamo due anime, gestire il risparmio e partecipare nelle imprese. Abbiamo una tradizione di 160 anni e un bilancio di 420 miliardi: un’opportuna diversificazione non mette certo a rischio il risparmio postale».

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