BeArt apre al corporate crowdfunding per la cultura

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Una piattaforma tutta italiana per far crescere il mecenatismo e il collezionismo tra le Pmi italiane. Si chiama BeArt ed è stata fondata nel 2015 muovendosi inizialmente secondo il modello del crowdfunding tradizionale, rivolto alle persone in carne ed ossa. Ora cambia in parte pelle, aprendo un nuovo fronte di attività e di proposte dedicate alle imprese, particolarmente le piccole e medie.

Cosa offre BeArt alle imprese

In cambio del loro contributo economico, le imprese ricevono una serie di ricompense studiate su
misura del progetto artistico e della somma erogata: si va da esperienze esclusive nei luoghi dell’arte
contemporanea a eventi di team building fino all’acquisizione di opere ed edizioni limitate che vanno ad
accrescere la collezione aziendale.

«La trasparenza e la democraticità del processo di crowdfunding migliorano l’immagine dell’azienda e la avvicinano alla società – spiega il CEO di BeArt Mauro Mattei – e allo stesso tempo questa soluzione di sponsorizzazione consente alle piccole e medie imprese che vogliano costruire la propria identità nel mondo dell’arte di poterlo fare con budget controllati e con sforzi modulabili».

Il settore dell’arte contemporanea non è compreso nell’Art Bonus statale, che non riesce a intercettare le esigenze delle piccole e medie imprese, continua Mattei. Queste «continuano a preferire le sponsorizzazioni, ben più appetibili dal punto di vista del beneficio fiscale, senza considerare che sempre più imprenditori sono ormai consapevoli che il sostegno di attività culturali e artistiche rappresenta un efficace volano per promuovere e valorizzare l’immagine aziendale».

La mostra di van der Werve

La prima campagna ideata con questo obbiettivo sosterrà Auto Sacramental, la più completa monografica del filmmaker e artista visuale olandese Guido van der Werve, ospitata dal museo milanese FuturDome dal 28 febbraio al 12 aprile, a cura di Atto Bertoli Ardessi e Ginevra Bria (a cui si riferisce la foto in copertina).

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