Torino patria di open innovation. Ma siamo ancora indietro

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Un radicato e storico tessuto manifatturiero, un buon numero di realtà che attirano o crescono startup e imprese innovative, uno dei due maggiori politecnici di Italia, centri di ricerca e università. Torino è il territorio italiano che forse meglio sposa il concetto di open innovation ma spesso ancora non abbastanza sfruttato.

Il Politecnico e l’open innovation

Il Politecnico di Torino negli anni si è avvicinato gradualmente all’impresa e oggi dialoga fattivamente con tutte le aziende del territorio.

Lo scenario attuale però mostra un boost delle operazioni di open innovation. “In Italia – commenta Giuseppe Scellato, presidente di I3P, l’incubatore di imprese innovative del Politecnico di Torino – l’open innovation ha preso piede più lentamente che altrove ma le aziende oggi iniziano ad avere la consapevolezza del valore di lavorare con altri interlocutori”.

Il mondo accademico sta cambiando prospettiva e ha messo in campo iniziative dedicate: “Coinvolgiamo le aziende nei dottorati di ricerca industriali: ne facciamo molti sponsorizzati dalle industrie e dedicati alle loro richieste di innovazione – prosegue l’esperto -. Abbiamo avvitato anche molte challenge: l’azienda pone un problema di natura tecnica o di business volendo esplorare soluzioni un lontane dal loro “core”. Una trentina di nostri studenti delle lauree magistrali vengono divisi in team e sviluppano prototipi partendo dalla richiesta concreta dell’azienda”.

Infine il Politecnico di Torino ha avviato nel 2021 un programma di open innovation in cui lavora con grandi imprese per le quali si occupa di scouting e matching di startup italiane: “Abbiamo lavorato con aziende tra cui Italgas e Fca bank”.

Il progetto europeo di open innovation

Tra i progetti volti a favorire l’open innovation c’è NODES-Nord Ovest Digitale E Sostenibile, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e presieduta dal Politecnico di Torino che lavora insieme a una rete di 24 partner pubblici e privati. Si tratta di un “progetto selezionato nell’ambito degli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che porterà 110 milioni di euro sul territorio di Piemonte, Valle d’Aosta e sulle province più occidentali della Lombardia, Como, Varese e Pavia e 15 milioni di euro per attività di ricerca e bandi a cascata a favore delle regioni del Sud del Paese.

L’obiettivo è la costituzione di uno degli 11 ecosistemi dell’Innovazione che il Ministero ha individuato al fine di supportare la crescita sostenibile e inclusiva dei territori di riferimento in quella che viene identificata come la doppia transizione (digitale ed ecologica)”, conclude Scellato. Il progetto è stato valutato come capace di produrre un impatto considerevole in termini di territori e sistemi industriali intercettati, perché interessa una Macro-Regione nella quale sarà possibile mettere a sistema di un numero di attori consistente, che genererà la possibilità di accrescere la capacità di condivisione di competenze e di creare un network ampio e disponibile per un utilizzo da parte di più territori, rendendo il modello scalabile anche una volta che il Pnrr sarà concluso.

Attori privati

A favorire lo sviluppo dell’open innovation sul territorio piemontese sono anche attori privati. The Doers è una società di innovation consultancy che affianca le aziende, private e pubbliche, per aiutarle a migliorare e governare i processi di innovazione e per competere grazie alla creazione di nuovi modelli di business. Agos, Angelini, BPER, Fondazione Compagnia di San Paolo, Gruppo Miroglio, Gruppo Sapio, Lazio Innova, Metro, Parmalat, Reale Mutua e Tim sono solo alcune delle oltre 50 organizzazioni che negli anni hanno scelto di affidarsi a The Doers per i loro progetti di innovazione.

Enrico Cattaneo, The Doers

“Da due anni a questa parte abbiamo accelerato le connessioni tra attori dell’ecosistema – commenta Enrico Cattaneo, uno dei fondatori -. Attori istituzionali come Compagnia di Sanpaolo, Camera di commercio e Fondazione Crt ci hanno chiesto per esempio eventi di connessione tra attori dell’innovazione e aziende”. Il ciclo di eventi Totem mette in contatto startup e aziende per trovare soluzioni insieme. Il primo evento ha ospitato Statup Genome, il più grande progetto di mappatura di tutti i principali ecosistemi di startup a livello mondiale.

La mappatura dell’ecosistema

“A Torino non mancano investitori qualificati – scriveva Startup Genome -. Neva SGR combina la forza del Gruppo Intesa Sanpaolo con le best practice delle società internazionali di venture capital. Ha raccolto 250 milioni di euro (271 milioni di dollari) da investire in startup fintech e deep tech, inclusa la società aerospaziale italiana D-Orbit. La boutique di investimenti tecnologici Liftt ha un obiettivo di investimento di 90 milioni di euro nei prossimi cinque anni e ha già finalizzato 25 investimenti, tra cui Newcleo, un disgregatore nei reattori nucleari di nuova generazione. Torino è stata inserita nella Rete Nazionale degli Acceleratori gestita da Cdp Venture Capital, che sostiene la crescita dell’ecosistema del venture capital italiano”. Nonostante tutti i progetti in essere Torino resta indietro rispetto ai sistemi di innovazione e open innovation globali: 104 milioni di dollari di investimenti early stage tra il 2019 e il 2021 (media globale 687 milioni di dollari), 1600 milioni di investimenti da venture capital contro una media globale di 4,5 miliardi e un valore totale dell’ecosistema di 654 milioni di dollari (media internazionale: 28,6 miliardi).

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