Innovazione, in Europa la Svezia è leader. L'Italia? Solo 19esima

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

La Svezia è in fuga, la Germania guida il gruppo degli inseguitori, l’Italia arranca in fondo al “gruppone” e pedala forte per non rimanare indietro. Tradotto con una metafora ciclistica, è questo il panorama dell’economia dell’innovazione tracciato dalla Commissione Europea nel “Quadro di valutazione dell’innovazione 2018” diffuso il 22 giugno. Ne emerge che il “rendimento innovativo” – un set di indicatori economici che misurano l’impatto dell’innovazione nei processi economici – è più forte in Svezia, seguita da Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Regno Unito e Lussemburgo. Questi sono gli “Innovation leaders”, le cui performance superano di almeno il 20% il dato della media europea, con il Lussemburgo nuovo arrivato.

Come leggere il grafico. Le colonne a colori indicano il rendimento innovativo nel 2017, i trattini neri orizzontali segnano il dato del 2016, mentre le colonne grigie il dato del 2010.

La Germania retrocede tra gli “Strong innovators”, cioè i Paesi che hanno un tasso di innovazione uguale o superiore alla media UE. In sua compagnia troviamo Belgio, Irlanda, Austria, Francia e Slovenia. Segue il nutrito gruppo dei “Moderate innovators”. In ordine decrescente: Repubblica Ceca, Portogallo, Malta, Spagna, Estonia, Cipro, Italia, Lituania, Ungheria, Grecia, Slovacchia, Lettonia, Portogallo e Croazia, tutte sotto la media UE. Infine i due “Modest innovators”, Bulgaria e Romania, che si fermano sotto la metà del tasso medio di innovazione.

L’Italia si distingue per l’immobilismo

L’Italia sembra distinguersi per il suo immobilismo: il tasso di innovazione attuale è di poco superiore a quello del 2010 e sostanzialmente in linea con quello registrato nel 2016. Nei singoli settori, si distinguono la Danimarca per le risorse umane e l’ambiente favorevole all’innovazione, il Lussemburgo per i sistemi di ricerca attrattivi, la Francia per i finanziamenti e il sostegno, l’Irlanda per l’innovazione nelle PMI, gli effetti sull’occupazione e sulle vendite, il Belgio per i collegamenti e la collaborazione nel campo dell’innovazione.

Nel corso dei prossimi due anni, secondo lo studio della Commissione, il rendimento innovativo dell’UE nel suo insieme dovrebbe aumentare del 6%, mentre il tasso di spesa pubblica per ricerca e sviluppo in percentuale sul Pil rimane ancora al di sotto del livello del 2010.

Divario ancora ampio con Canada, Giappone e Usa

L’obiettivo della Commissione è colmare il divario con concorrenti dinamici come Canada, Giappone e Usa, ma la strada da fare è ancora lunga. «Il quadro di valutazione 2018 dimostra ancora una volta che l’Europa è ricca di talenti e di spirito imprenditoriale, ma che deve impegnarsi di più affinché quest’eccellenza si traduca in risultati positivi» dice Elżbieta Bieńkowska, Commissaria per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI. Mentre per Carlos Moedas, Commissario per la Ricerca, la scienza e l’innovazione, lo studio «illustra ancora una volta come l’Europa sia brillante in campo scientifico, ma ottenga scarsi risultati nell’innovazione».

Ti potrebbe interessare