L'eccellenza italiana delle life science incontra gli investitori americani
Una serie di incontri per mostrare le eccellenze italiane delle scienze della vita ai grandi investitori d’oltreoceano: è appena partito “Innovit for Life Science & Road to #JPM24” un percorso che, da giugno a gennaio, vede l’alternarsi di eventi digitali e in presenza (negli Stati Uniti) con l’obiettivo di sostenere le Scienze della Vita “Made in Italy” e rafforzare la rete con gli stakeholder internazionali.
“Ogni anno a gennaio, San Francisco diventa il centro di attenzione per il mondo biotech e delle life science con la J.P. Morgan Healthcare Conference – commenta Pierluigi Paracchi, componente del consiglio di presidenza Assobiotec-Federchimica e ceo di Genenta Science -. Per diversi anni abbiamo organizzato un evento chiamato “Italy on the Move” in cui presentavamo dati italiani agli investitori americani, con il supporto dell’Ice (Istituto nazionale per il Commercio Estero) e dell’ambasciata italiana. Ora, a San Francisco, c’è InnovIT, un centro di innovazione culturale italiano. Abbiamo organizzato il primo evento presso questo centro, un’opportunità interessante per mettere in contatto gli imprenditori italiani con gli investitori americani, creando nuove possibilità di collaborazione e sostegno finanziario per i progetti e le iniziative nel settore. Quest’anno ci siamo detti: essendo sempre difficile ‘sfilare alla settimana della moda non essendo Armani’ partiamo in tempi non sospetti con una serie di eventi virtuali e fisici”.
Il progetto è promosso da Ita – Italian Trade Agency, dal Consolato generale d’Italia a San Francisco, da Innovit – the Italian Cultural and Innovation Center in San Francisco, Assobiotec-Federchimica e Farmindustria in partnership con la Camera di Commercio Americana, il Cluster Alisei, InnovUp, Issnaff Italian Scientists and Scholars in North America Foundation, Nasdaq, NIAF National Italian American Foundation, Nucleate.
Gli appuntamenti
Il primo incontro virtuale si è svolto qualche settimana fa con protagonisti Jenna Foger, Senior Vice President, Science & Technology di Alexandria Venture Investments, uno dei maggiori vc americani specializzati in life science e Giuseppe Novelli, genetista e direttore del laboratorio di genetica medica dell’Università di Tor Vergata di Roma.
L’11 luglio, nel secondo incontro da remoto, dialogheranno Mira Chaurushiya, Ph.D. Managing Director Westlake Village BioPartners con Sergio Abrignani, dell’istituto nazionale di genetica molecolare Romeo ed Enrico Invernizzi di Milano e co-fondatore di CheckMab, spin-off dell’università di Milano, per lo sviluppo di nuove terapie contro i tumori, che potrebbero evitare l’autoimmunità, il principale rischio legato alle attuali immunoterapie oncologiche.
Gli incontri online verranno seguiti da due eventi in presenza, uno a ottobre al National Italian American Foundation di Washington e uno finale a gennaio 2024 a San Francisco in occasione della J.P. Morgan Healthcare Conference.
L’obiettivo dell’iniziativa
“L’obiettivo – aggiunge Paracchi – è aumentare la visibilità della scienza italiana negli Stati Uniti, poiché ci manca un track record degli investitori statunitensi in Italia e la loro potenza economica. Gli investor americani si stanno finalmente accorgendo deIle opportunità che offre il nostro paese nelle life science: progetti e ricerca di alto livello e costi molto competitivi. Qui infatti, ad esempio nel caso di Genenta Science, con 40 milioni di euro siamo già in fase clinica e stiamo già trattando tumori con terapie genetiche avanzate. Questo risultato li lascia sbalorditi perché negli Stati Uniti i costi sarebbero almeno il doppio. Qui, inoltre, gli scienziati costano la metà. In un momento di contrazione economica, questa è una leva che possiamo sfruttare”.
E prosegue: “Le nostre imprese scontano ancora uno ‘European discount’: a parità di qualità, nel percepito statunitense, valiamo meno di una biotech nata a Boston o a San Diego. Ma è un gap culturale, non reale, e la pandemia, che ha accorciato le distanze, ci sta permettendo di dimostrarlo”.
Life science italiane negli Usa
La crescita di un’azienda biotech richiede indubbiamente una presenza sul mercato americano. “Le imprese del settore devono internazionalizzare negli States principalmente per due ragioni – conclude Paracchi -: il Nasdaq è la più grande borsa al mondo per gli investitori biotech, quindi essere quotati lì offre un vantaggio competitivo enorme. Inoltre, gli Stati Uniti rappresentano il mercato healthcare più vasto in cui diffondere i propri prodotti”.