Un'app per curare il dolore pelvico femminile: Hale chiude un round da 350 mila euro
È una startup con sede a Berlino ma le sue fondatrici sono italiane. Si chiama Hale e si occupa di un tema importante, il supporto al dolore pelvico femminile tramite la tecnologia. Dopo che lo scorso anno Gaia Salizzoni e Vittoria Brolis, le cofounder, erano state selezionate dallo European Investment Bank Institute per partecipare al programma Social Innovation Tournament, è notizia di queste ore la chiusura di un round di 350 mila euro in finanziamenti pre-seed, guidato da Exor Ventures. I fondi raccolti permetteranno a Hale di reinventare l’assistenza terapeutica delle pazienti in Italia e nel resto d’Europa, partendo da un’app di supporto nella gestione domestica delle terapie.
Accanto a Exor Ventures, la raccolta vede la partecipazione anche di altri investitori italiani tra cui B Heroes, Delirus Capital (Holding di Riccardo Pozzoli), StartupGym con il suo veicolo Catalisi, Moonstone Fund (fondato da Jacopo Mele) e un pool di investitori privati tra cui Luca Foschini (founder di Evidation Health), Francesco Zaccariello (founder di eFarma), Alice Ravizza (ingegnere esperta in medical device) e Veronica Diquattro (manager DAZN, ex Google e Spotify).
Cos’è Hale
Hale nasce per risolvere un problema diffuso e spesso sottovalutato del dolore genito-pelvico. Una donna su quattro sperimenta dolore cronico nell’area pelvica, spesso a causa di condizioni come endometriosi, vulvodinia o ipertono pelvico. Queste condizioni non hanno cause chiare e spesso nemmeno cure definitive. Il dolore ha un impatto altissimo sulla qualità della vita delle pazienti, limitando la loro capacità di vivere a pieno in ambito lavorativo, sessuale e nelle attività quotidiane – pregiudicando il loro benessere fisico, mentale e sociale.
Molte donne rimangono senza un supporto adeguato a causa di problemi strutturali: ricerca insufficiente sulle patologie, scarsità di specialisti, diagnosi e terapie limitate, costi a carico delle pazienti. Le fondatrici, esse stesse pazienti, hanno esperienza diretta della disabilità che può creare il dolore e della scarsa accessibilità di supporto.
“Abbiamo impiegato anni prima di ricevere una diagnosi corretta, seguendo terapie e interventi non risolutivi. Ci siamo costruite un team di ginecologia, fisioterapia, urologia e psicoterapia per raggiungere un equilibrio oggi dove possiamo dire di stare meglio” spiega la co-fondatrice Vittoria Brolis.
La prima clinica digitale per il dolore femminile
Hale ha l’obiettivo di reinventare questo supporto e costruire la prima clinica digitale per il dolore femminile, aiutando le pazienti a navigare la propria condizione dall’inizio alla fine – basandosi su evidenza scientifica, dati e l’integrazione con il sistema sanitario. Fondata a fine 2022 da Salizzoni e Brolis, la startup ha già esteso il proprio team, accogliendo a bordo Giulia Romagnosi (Communication & Marketing Lead) e Fabrizio Spadaro (Tech Lead).
Il primo prodotto è un’app che consente alle pazienti di ricevere un piano personalizzato di assistenza domestica, connettersi a una community ristretta e monitorare quotidianamente il proprio benessere, in qualsiasi luogo e momento. A breve sarà possibile ricevere consigli personalizzati grazie all’intelligenza artificiale, richiedere consulenze a esperti e condividere i propri dati con l’equipe medica di riferimento. Hale è complementare alle terapie tradizionali, migliorando l’adesione terapeutica delle pazienti, aggiungendo il supporto psico-sessuologico che spesso manca, e fornendo insight rilevanti a pazienti ed equipe.
“Il settore sanitario ha bisogno oggi di massimizzare le risorse, affrontare le sue inefficienze e personalizzare i percorsi di salute – spiega la co-founder Gaia Salizzoni -. Il digitale sarà fondamentale nel decentralizzare la cura grazie all’assistenza domiciliare, il coinvolgimento dei pazienti e il monitoraggio da remoto”. Con il finanziamento, Hale fa il primo passo per contribuire a ridurre il divario di genere nella ricerca sul dolore: “Digitale significa principalmente usare i dati – aggiunge Salizzoni – per comprendere un contesto: quando si parla di salute femminile, qualsiasi nuovo dato è essenziale per comprendere e innovare”.