Codici, sensori, algoritmi: così la nostra società diventa «oracolare»

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«La nostra cultura e i concetti che usiamo per comprenderla cambieranno in ragione di un mondo popolato da codici, sensori, dati, oggetti e piattaforme supportati da intelligenza computazionale. Una delle trasformazioni speculative più profonde sarà il passaggio dalla domanda: quali i fatti? alla domanda: quali le conseguenze?». In pratica abbandoneremo gradualmente lo studio del passato in favore di quello del futuro.

A dirlo, anzi a teorizzarlo nelle 150 pagine del libro intitolato «Il mondo dato» (edito da Egea) è Cosimo Accoto, studioso di origini pugliesi da tempo negli Usa come visiting scientist al Mit di Boston. Non un ingegnere ma un filosofo. Che abbiamo incontrato di recente a Milano.

«Stiamo attraversando rivoluzioni tecnologiche profonde – premette Accoto – e le parole chiave per cercare di comprendere presente e futuro sono sostanzialmente cinque: codice software, sensori, dati, algoritmi e piattaforme». E così, attorno a questi nuclei noetici che sanno più di ingegneria che di ragionamento filosofico, abbiamo cercato di costruire la personale lettura dell’oggi del professore nato e cresciuto nel profondo sud italiano e sbocciato negli Usa.

«Alla base di tutto, nella società attuale  – spiega Accoto – c’è il codice software, una sorta di motore invisibile che disegna e determina la gran parte dei processi che ci vedono coinvolti nella vita di tutti i giorni. Questo codice software è però cieco – prosegue – e per poter avere una propria funzionalità ha bisogno degli “occhi”, che altro non sono se non i sensori».

La combinazione di questi due elementi, per lo studioso italiano trapiantato a Boston, dà vita al terzo nucleo della società digitale contemporanea: i dati. Questi ultimi in pratica rappresentano il petrolio del presente, una grandissima fonte di business grazie alla quale gli umani sono in grado di comprendere (molto meglio e con una notevole efficacia) per poi decidere.

«Il quarto punto attorno a cui ruota la rivoluzione tecnologica è una parola molto utilizzata  e spesso abusata – sospira Accoto – vale a dire gli algoritmi. Andiamo sempre di più verso società oracolari i cui protagonisti sono, appunto, algoritmi predittivi capaci di andare nel futuro per poi tornare nel presente con un’informazione in grado di migliorare la vita. Ormai, grazie proprio alla tecnologia, non guardiamo più alle ragioni del passato per leggere (e rendere migliore) l’oggi – aggiunge – ma facciamo un salto verso la società di domani e ci portiamo indietro le informazioni che ci servono».

Ultimo punto chiave che ha scardinato la precedente forma socio-economica è rappresentata dalle cosiddette piattaforme, architetture in grado di coordinare l’attività umana rispetto ai mercati e alle imprese e capaci di portare a bordo utenti, cittadini, consumatori incrociando domanda e offerta.

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