Pochi capitali alle startup, la stroncatura di de Bortoli premia Fintech e Health

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«Startup: meno parole, più fatti». È questo il titolo dell’annunciata analisi firmata da Ferruccio de Bortoli che apre oggi l’Economia del Corriere della Sera in edicola. Il fatto che l’ex direttore di via Solferino si occupi di startup è già di per sé notizia e porta il tema nel salotto buono della borghesia italiana. Il succo dell’inchiesta è, almeno per gli addetti ai lavori, abbastanza noto: a cinque anni dal Decreto Passera, l’ecosistema prodotto in Italia è ricco di attori ma povero di capitali. Esattamente l’analisi di base che è all’origine di iniziative come Innovation Nation Forum in programma a Milano il 6 ottobre e che vuole portare fondi, imprese e startup a confrontarsi sulle prospettive di crescita.

Fintech e Health, via italiana alla crescita

Una cosa però l’analisi di de Bortoli la dice: «Dall’osservatorio di Assolombarda si fa notare che le medie e grandi imprese, con l’eccezione della farmaceutica e del cosiddetto Fintech, ovvero l’innovazione digitale nelle banche e nella finanza, non sono attive nel promuovere startup». Ecco, farmaceutica e fintech: due dei filoni principali di Innovation Nation (gli altri due sono Industry 4.0 e Real Estate) sono straordinariamente vitali anche nel rapporto con il tessuto industriale del Paese. Lo conferma dalle stesse pagine l’analisi di Massimo Sideri che cita l’exit di Eos (di Pierluigi Paracchi) come una delle dimostrazioni (assieme a Zacconi di Candy Crush e Yoox) che le grandi idee la via dei capitali la trovano comunque. Il problema? È che bisogna andare all’estero. Nessun dramma, ma forse, come suggerisce Sideri, per il futuro dell’Italia industriale non avere fondi italiani di una certa dimensione potrebbe essere un problema non da poco.

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